Di Elena Ciraudo
“Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” è senza dubbio uno dei libri più consumati della mia infanzia: da piccola adoravo rifugiarmi nei luoghi incantati descritti nelle pagine di Lewis Carrol, ma sopra ogni altra cosa amavo osservare, con la stessa curiosità di Alice, il mondo reale, nella speranza che avesse in serbo altrettante magie.
Attratta dalle immagini sin da bambina, crescendo ho collezionato un numero notevole di libri dedicati a questa favola, ed è incredibile quante edizioni illustrate esistano. Molte restano per lo più fedeli alla caleidoscopica e spumeggiante versione animata di Walt Disney, alcuni artisti invece hanno interpretato Alice in una chiave più oscura, talvolta persino gotica. Tra i tanti adattamenti, il libro illustrato da Sonia Maria Luce Possentini conquista il mio podio personale, per aver saputo immaginare un’Alice totalmente inimmaginabile: la bambina che tutti noi siamo stati.
UNO STILE INCONFONDIBILE
Lo stile di Sonia Maria Luce Possentini è inequivocabile, e perfettamente riconoscibile in ogni pagina di questo volume. L’artista è famosa per le sue immagini che spessissimo accompagnano versi poetici. Anche in questo caso, nonostante il libro sia di stampo narrativo, le sue illustrazioni sembrano voler catturare la poesia di un momento, più che rappresentare un’azione. Ed è proprio questo intento (del tutto inusuale, se pensiamo al vorticoso dinamismo del racconto) a rendere quest’opera assolutamente unica e originale.
Le immagini diventano una sorta di scatto fotografico rubato, i contorni delle sagome si perdono in una luce limpida, che smorza i tratti dei volti e accarezza ogni dettaglio. Ed è così che l’iperrealismo che caratterizza la mano della Possentini si trasforma in una rappresentazione che sembra volerci persuadere a guardare oltre ciò che l’occhio percepisce, invitando ad osservare ogni cosa con il cuore.
DI BIANCO, ROSSO E NERO LI DIPINGEREMO!
Tutta la narrazione si sviluppa giocando sui cromatismi del bianco, del nero e del rosso. Una scelta coraggiosa, quella di allontanarsi dalla tavolozza coloratissima che Walt Disney immortalò nel celebre cartone animato degli anni ’50, divenuto ormai un’icona in tutto il mondo.
Il bianco, per la Possentini, è certamente sinonimo di luce, e tutto concorre a darle risalto e importanza. I colori scuri (nero, marrone, verde) altro non sono se non un mezzo attraverso il quale far emergere il candore di ogni cosa: la veste di Alice, il sorriso dello Stregatto, il manto del Bianconiglio.
Il rosso appartiene al mondo delle meraviglie, rappresenta la dimensione fantastica, che si rivela in una rosa, in una carta di cuori, in una crostata alla marmellata.
UN FORMATO “DELLE MERAVIGLIE”
Chi ha letto il celebre romanzo di Lewis Carrol, sa che il filo conduttore di tutto il racconto è lo stupore e la meraviglia. Certamente questa edizione ha saputo tenere testa all’obiettivo dell’autore, sorprendendoci, di tanto in tanto, con pagine dal formato insolito: infatti, proprio come Alice, che durante il suo viaggio fantastico si allunga e si accorcia sotto l’effetto di pozioni magiche, anche alcune pagine si estendono, come se per osservare la scena rappresentata dovessimo alzare lo sguardo verso il cielo.
Anche la copertina rompe gli schemi tradizionali con un formato tutto da scoprire non appena scartato il libro (ma di più non vi dico, vi lascio la sorpresa!).
DETTAGLI SQUISITI
Questo volume è uno spettacolo per gli occhi non soltanto per le illustrazioni a tutta pagina, ma anche per i costanti dettagli che ritroviamo un po’ ovunque ad impreziosire il testo: sfogliando il libro, ci imbattiamo in piccoli disegni dal sapore antico, che ci riportano ad atmosfere “Vecchia Inghilterra”: ceramiche, pizzi, oggetti intarsiati di vetro, teiere, ventagli, pasticcini, graziosi animali.
Le decorazioni sulle ceramiche, la lavorazione dei tessuti, gli intarsi delle stoviglie, i motivi delle carte da parati, tutto ci trasporta in un’atmosfera assolutamente deliziosa, come se Alice non avesse mai veramente abbandonato l’elegante ambiente da salotto inglese dal quale proviene.
Persino la natura, che introduce il colore verde nel libro, si fa decorazione: le foglie diventano cornice di una scena, le rose delicate adornano i personaggi, le siepi appaiono disciplinate e ricche di dettagli botanici.
IL CANDORE DI ALICE
Pensando ad Alice, non possiamo fare a meno di immaginarla con il suo bell’abitino pomposo e le sue scarpette da ballerina: per l’epoca del libro, insomma, la classica fanciulla a modo di buona società. E’ così che la disegnò il primissimo illustratore di questa favola, Sir John Tenniel, e a seguire il maestro Walt Disney. Durante tutto il racconto quindi, il suo aspetto così inequivocabilmente da “brava bambina” si contrappone alla sua indole curiosa e disobbediente, che la porterà a prendere decisioni in contrasto con le rigide regole educative ricevute.
Come tutte le favole, Alice nel Paese delle Meraviglie non è solo un racconto per bambini, ma anche un testo che racchiude importanti insegnamenti. Si pensa che le avventure narrate simboleggino il percorso di crescita interiore attraverso il quale il bambino, nel suo cammino verso l’età adulta, affronta lo scontro tra la razionalità e l’immaginazione. In tutta la narrazione, in effetti, Alice vive un perenne dualismo, combattuta tra il desiderio di esplorare e il senso di pentimento che la pervade quando si caccia nei guai, che si traduce in attimi di grande euforia contrapposti a momenti di spaesamento e paura. La Alice di Carrol, insomma, è un personaggio ambivalente e “in lotta” con se stesso.
Sonia Maria Luce Possentini reinventa completamente la protagonista e la immagina come una fanciulla dai capelli ramati: il candido vestito leggero e i suoi piedi scalzi ci portano nella stagione dell’estate, e Alice ci appare così vera e umana che è come come se potessimo scorgerla giocare in un qualsiasi giardino attorno a noi.
Il suo viso, talvolta appena accennato, trasmette emozioni senza mai esasperarle, lasciando che l’osservazione si sposti anche sulle sue movenze, che esprimono più uno stato d’animo che un’azione vera e propria.
La Possentini da vita ad una protagonista principalmente osservatrice, ascoltatrice, delicatamente giocosa, una fanciulla comune che trasmette stati d’animo positivi, come se l’illustratrice avesse scelto di mostrarci un’Alice che affronta il suo viaggio senza paure e sensi di colpa, una bambina insomma che nella sua naturalezza non sta disobbendendo, ma sta semplicemente dando ascolto alla sua fantasia.
Mi piace pensare che non avrebbe potuto essere altrimenti, dopo tutto una grande illustratrice come Sonia Maria Luce Possentini non può che ispirare il mondo a lasciare che l’immaginazione crei bellezza e meraviglia.