Di Daniela Sartirani
Che cosa può accomunare un pettirosso americano, dei gioielli e una particolare tinta di colore? E più precisamente, esistono delle tinte che hanno una storia tanto particolare da trasformarsi in un simbolo esclusivo di qualcosa?
Cari amici e lettori appassionati di arte, oggi entreremo nel magico mondo dei colori in modo un po’ singolare, parlando di come Tiffany & Co. non solo abbia investito sulla riconoscibilità del suo distintivo turchese, ma in modo quasi unico, ne sia diventata la sua custode.
LE ORIGINI
Tutto ebbe inizio nel 1845, quando il padre fondatore della Maison americana di gioielli, Charles Lewis Tiffany, pubblicò il primo catalogo di vendita per corrispondenza degli Stati Uniti, che mostrava la collezione annuale dei preziosi manufatti, finemente realizzati a mano dalla sua industria artigianale.
In realtà non si conosce la motivazione precisa per la quale Tiffany scelse quella tonalità di azzurro-verde per la copertina del suo “Blue Book”.
Si presume che si ispirò alla moda diffusa tra le giovani spose inglesi di epoca vittoriana di donare spille decorate con pietre di turchese come ricordo affettuoso delle nozze e segno di gratitudine alle loro damigelle. Il colore divenne così simbolo di modernità, lusso e fascino, forse motivando la scelta di Tiffany di adottarlo, estendendo successivamente il suo impiego anche ai gioielli e alle loro custodie.
Quello che però probabilmente pochi sanno, è che l’iconico colore scelto dal magnate statunitense si può curiosamente ammirare anche nel regno animale: non a caso la tonalità è conosciuta anche come azzurro “uovo di pettirosso”, proprio a causa della notevole somiglianza con la tinta delle uova del merlo americano (scientificamente noto con il nome di turdus migratorius).
PANTONE 1837
Ma torniamo ai giorni nostri.
Pantone, azienda americana nota per il suo sistema di corrispondenza colori chiamato PMS (acronimo di Pantone Matching System), largamente utilizzato nell’industria grafica della stampa e del design, ha collaborato con la Tiffany & Co. per standardizzare la loro iconica tonalità di blu, con l’obbiettivo di assicurarsi che ovunque nel mondo, indipendentemente dal supporto su cui sarebbe stato riprodotto, il colore Tiffany sarebbe rimasto sempre uguale a se stesso e riconoscibile all’istante.
Questa tonalità personalizzata di azzurro-turchese è stata codificata nel sistema PMS come “1837 Blue”, in onore dell’anno di fondazione della celebre azienda di gioielli.
Nonostante la sua particolare storia, il Pantone 1837 non diventerà mai un “Color of the Year” né tantomeno una colore stagionale, poiché è protetto da copyright. Infatti, se si cerca questa tinta nella mazzetta dei colori non si troverà: in alcuni Paesi (tra cui gli Stati Uniti) è un marchio registrato e la sua assenza non fa altro che accrescere il proprio prestigio e la sua esclusività.
LA PERCEZIONE VISIVA E LE STRATEGIE DI VENDITA
Per quale motivo il caso del Blu-Tiffany è emblematico?
Perché i colori non sono solamente una “banale gamma” di radiazioni elettromagnetiche comprese nel cosiddetto spettro visibile, ma sono anche un veicolo di sensazioni, concetti, ricordi ed esperienze.
Le varie tonalità di colore influiscono sui molteplici livelli della nostra persona: agiscono psicologicamente e fisiologicamente ed interagiscono sulla nostra sfera emotiva. Esse ci consentono di stabilire connessioni profonde con gli oggetti e le persone che entrano nel nostro campo visivo, poiché la realtà in cui viviamo è inevitabilmente cromatica.
Si stima che circa l’80% della percezione del mondo circostante viene elaborato dall’essere umano attraverso il senso della vista; pertanto, attribuire cura all’aspetto visivo diventa fondamentale al fine di comunicare con successo un determinato messaggio.
Nel mondo del marketing, è il colore scelto da un brand a rappresentare un determinato carattere, ancor più che il testo e la forma, perché agisce come un significante: cattura l’attenzione ed attiva l’inconscio di chi lo osserva, forgiando un’identità di marca particolarmente incisiva ed associando immediatamente una determinata idea.
Proprio per tale motivo, il color Tiffany è diventato la tinta che identifica la nota Maison americana di gioielli, tanto che la stessa azienda ha voluto registrare la nuance come parte del suo marchio nel 1998. Con questo colore vengono infatti realizzati tutti i materiali promozionali della Tiffany & co., incluse le shopper e le Blue Box che custodiscono i preziosi manufatti acquistati nei vari punti vendita sparsi per il mondo.
E a proposito del packaging, è curioso come, fin dai primi anni del ‘900, le famose scatoline turchesi sono sottoposte ad una rigorosa direttiva aziendale: nessuna di esse può lasciare la fabbrica o la boutique senza contenere al suo interno un gioiello venduto da Tiffany. Questa strategia ha contribuito a valorizzare le confezioni dal caratteristico colore, trasformandole esse stesse in oggetto del desiderio e in emblema del lusso.