Copertina dell’albo illustrato da Chiara Ficarelli “Vieni con me?”, 2021 courtesy of Pulce edizioni
Di Titty Miele
Le sue illustrazioni, dotate di grande forza narrativa e descrittiva, sia per le forme armoniche che per le palette colori espressive, semplicemente incantano. Facciamo una chiacchierata con Chiara Ficarelli, illustratrice che ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti per l’elevata qualità dei suoi lavori, nonché docente tutor alla scuola di Illustrazione Ars In Fabula.
T.: Chiara, parlaci del tuo background: come è nata la tua passione per l’illustrazione? Come sei diventata illustratrice?
C.F. : sono entrata in contatto con l’albo illustrato grazie alla mia precedente professione di insegnante alla scuola dell’infanzia; difatti sono laureata in Scienze della Formazione, ma ho sempre avuto la passione del disegno, che ho coltivato nelle sue svariate modalità di espressione, tant’è che da ragazzina disegnavo i graffiti. Il lavoro di insegnante mi lasciava molto tempo libero soprattutto d’estate, così, cercando su internet corsi di disegno e illustrazione, sono approdata alla Summer School di Ars In Fabula a Macerata ( a quel tempo AIF offriva questo tipo di formazione); seguendo i corsi della Summer School mi sono innamorata di questo mondo ancora di più, perché ho scoperto che dietro un albo illustrato c’è tanta progettazione, tanto studio e ricerca e una rilevante possibilità di esprimere attraverso la narrazione illustrata la propria dimensione interiore.
Dopo aver frequentato 4 corsi di Summer School, ho maturato la decisione di iscrivermi al Corso Entry Level di Illustrazione Editoriale tenuto da Ars in Fabula. In seguito ho continuato il percorso all’ interno di AIF, superando la selezione per l’ammissione al Master in Illustrazione Editoriale, durante il quale ogni studente è seguito non solo da illustratori professionisti, ma anche da case editrici, con l’obiettivo di realizzare un albo illustrato da pubblicare. Nel corso del Master ho elaborato un progetto impostato su un testo di Lev Tolstoj, “La povera gente”, tradotto da Igor Sibaldi, che, oltre ad essere il mio elaborato di tesi per il master, è divenuto un albo illustrato, pubblicato da Orecchio Acerbo. L’albo ha avuto un notevole successo, tanto da essere stato pubblicato anche in Corea ed in Cina.
Successivamente, ho proseguito la collaborazione con Orecchio Acerbo e con Pulce Edizioni, realizzando le illustrazioni per i testi di vari autori, tra cui Sara Gomel, Cristina Petit e Lenina Barducci, e via via sono nati tanti albi illustrati, come “Un metro” (Orecchio Acerbo, 2020), “Un giorno un ascensore” (Pulce, 2020), che nel 2021 è stato incluso tra i finalisti del premio Nati Per Leggere, nella sezione “Crescere con i Libri; “Lorenzo Passatempo” (Pulce, 2021), “Vieni con Me?” (Pulce 2021), le cui tavole sono state selezionate per essere esposte alla Bologna Children Book Fair nel 2021, “L’altro” (Pulce, 2022).
T. : come imposti il tuo metodo di lavoro?
C.F. : il mio metodo non è sempre uguale e, nel tempo, si è modificato a seconda delle situazioni e delle esigenze; quando ricevo un testo, la prima fase è comprenderne l’essenza; svolgo questo lavoro di elaborazione ancora prima di disegnare e di scegliere la tecnica con la quale illustrare, prima di immaginare il mondo che andrò a rappresentare. Questo spiega perché “La povera gente” ha un registro stilistico molto diverso dagli altri albi che ho pubblicato, che sono stati scritti da autori contemporanei. Lo stile adottato per illustrare “La povera gente” mi è stato suggerito dal testo scritto da Tolstoj, dall’ambientazione storica, dal contesto, dal significato che racchiude.
Mentre leggo faccio viaggiare molto la mia mente, e questa, per me, è la parte più affascinante. Mi immergo completamente nel testo, e da lì parte l’immaginazione del mondo da rappresentare: persone, animali, piante, abitazioni, ambienti, oggetti, particolari. Questo passaggio mi permette di tradurre in illustrazioni le immagini che ho in mente e da lì inizio a ragionare su carta , cercando di capire cosa possa funzionare e cosa meno. Attraverso la ricerca acquisisco ulteriori elementi: la palette dei colori, le abitazioni, lo stile degli abiti, l’ambientazione, e pian piano procedo, cercando le varie references. Ad esempio, se voglio ambientare la storia in un neighborhood americano, studio i dipinti di Edward Hopper; successivamente, questa ricerca si trasferisce sulla palette, sulla sintesi grafica e sugli altri elementi. Non sono processi separati e distinti, ma è un insieme concatenato e complesso, che sfocia nella cosiddetta “immagine-seme” in cui ho ben delineato il soggetto, il contesto, la palette; partendo dall’immagine-seme costruisco tutto il resto, fino ad arrivare alle tavole.
T: A parte la tecnica che hai scelto per illustrare “La povera gente”, che rappresenta un unicum, essendo l’unico albo, almeno finora, di cui hai realizzato le illustrazioni con carboncini e grafite, quali tecniche preferisci?
C. F. :Attualmente prediligo l’acquerello, abbinato alle matite colorate e, ultimamente, sto utilizzando le gouaches. In generale prediligo le tecniche liquide, come acquerelli, inchiostri e chine; mi è capitato di utilizzare i pennarelli per alcuni albi ( “Lorenzo Passatempo”, “Un metro”), poi mi hanno stancata e li ho abbandonati.
Ad ogni modo, oltre a realizzare le illustrazioni per gli albi, produco anche numerose illustrazioni per l’editoria scolastica, elaborandole in digitale; a questo proposito, non definirei l’ illustrazione digitale una tecnica vera e propria; per me, la tablet ed il software costituiscono un supporto attraverso il quale ottenere risultati simili alla pittura ad acquerello.
T: potresti svelare un piccolo segreto per i lettori del blog di Spazio Cam ?
C. F.: vi anticipo una novità sull’ultimo albo che ho realizzato, che sarà pubblicato l’anno prossimo da Pulce: oltre ad essere illustrato è anche scritto da me. Il testo è nato da un sogno che ho fatto; ho buttato giù due giorni di scrittura “delirante” per fermarne i ricordi, dopodiché ho impiegato settimane a mettere a posto il testo. E’ stato bello dare luce ad un albo di cui sono stata ideatrice non solo delle illustrazioni, ma anche dei testi. Il titolo è “Non voglio essere mostro”; è un albo incentrato sull’accoglienza del diverso; è la storia di un piccolo mostro che si ribella alla sua natura: non vuole vivere da mostro, ma da bambino. E qui mi fermo, per non spoilerare il resto.
T. essere contemporaneamente autrice ed illustratrice di un albo rappresenta un gradino più alto, non trovi?
C.F. : Molto, ma in realtà non tutti gli illustratori sono interessati a scrivere storie che andranno ad illustrare. Io ho sempre inventato storie, fin da quando ero bambina, e ho continuato a lavorare con la mia immaginazione, anche nella mia precedente attività di insegnante.
T: Un tuo albo a cui tieni in particolare.
C.F. : Il primo e l’ ultimo che ho fatto.
T:Cosa consigli a chi vuole diventare illustratore?
C. F. :E’ un po’ difficile dare dei consigli. Forse il primo consiglio che mi sento di dare è capire a cosa si voglia puntare in un primo momento e concentrarsi successivamente sull’obiettivo seguente, in modo da non disperdere le proprie energie. Nel concreto: una persona a cui piace disegnare che vuole trasformare la propria passione in una professione, per prima cosa deve individuare l’ambito in cui incanalare il proprio disegnare: l’ illustrazione, i tatuaggi, la grafica editoriale o altro.
Dopodiché, una buona scuola professionale ha la sua importanza, ed è fondamentale approcciarsi allo studio ed all’esercizio pratico con umiltà e con la consapevolezza che nessuna scuola ti dà le soluzioni pronte, ma ti fornisce gli strumenti per intraprendere una professione. E soprattutto, è importante non chiudersi in un contesto specifico, e non affidarsi completamente ai corsi, perché ogni insegnamento non ti risolve in assoluto, ma ti dà gli strumenti per costruirti un background solido.
Grazie Chiara, per il tempo che hai dedicato al blog di Spazio Cam. Aspettiamo di leggere il tuo nuovo albo illustrato!