Elio Fiorucci – Courtesy of Triennale Milano

Di Titty Miele

In questi giorni, fino al 16 marzo 2025, la Triennale di Milano ospita un ricco e stimolante allestimento espositivo che esplora l’universo rivoluzionario , ironico e irriverente di Elio Fiorucci, curato da Judith Clark ed allestito da Fabio Cherstich. Spazio CAM è andato a curiosare per voi, intraprendendo un viaggio sorprendente, colorato e ricco di risorse per creativi e non. Volete seguirci?

PRONTI A PARTIRE ?

Il viaggio inizia con la voce di Elio Fiorucci incisa sulle bobine di un registratore all’ingresso della mostra; con questo oggetto che emerge dal passato si apre il diaframma sulla parabola creativa dello stilista che, più di tutti del suo tempo, ha saputo intercettare le istanze di una generazione, influenzando moda, costume e design nell’arco di cinquant’anni.

Elio Fiorucci – Courtesy of Triennale Milano

ALLACCIATE LE CINTURE

Lungo il percorso espositivo sono collocati pannelli decorati con illustrazioni in bianco e nero che, accostate a cuffie collegate a registratori a cassetta (in perfetta linea con l’epopea degli anni) riportano la voce di Elio e dei suoi collaboratori, registrate nel corso di interviste occorse negli anni. Fiorucci ripercorre l’infanzia trascorsa con la famiglia a Milano; lo sfollamento durante la guerra; i viaggi intrapresi con il papà, commerciante di scarpe, con negozio nel cuore pulsante di Milano, seduto sui sediolini dei voli charter . verso destinazioni lontane e avventurose durante i giorni della chiusura del negozio per le festività natalizie.

Qui inizia l’attitudine del giovane Elio all’ esplorazione, all’osservazione della realtà che lo circonda, all’ incontro con linguaggi e culture diverse, alla ricerca. Tutte costanti destinate a dar vita allo stile Fiorucci.

SULLE ALI DELLA CREATIVITA’

Davanti alla panoramica dell’allestimento, il cuore di chi è anagraficamente negli “anta” ha un tuffo; l’emozione di chi è più giovane diviene meraviglia. Le insegne neon nei colori acidi e fluo riproducenti le labels del brand Fiorucci; le figurine e le t- shirt con le pin – up americane degli anni 50 ; gli angioletti di Raffaello con le parrucche e gli occhiali da sole; le tute da benzinaio rielaborate come jumper di tendenza; i jeans, strappati, ritagliati, ricuciti, rivestiti di stampe a decori colorati, ricami, paillettes, completamente realizzati in plastica trasparente. Un immaginario creativo che, attingendo dalla cultura pop di poltre un ventennio, ha rivisitato gli schemi della moda con ironia e leggerezza, trasformando indumenti insospettabili in capi- tendenza, oggetti feticcio (come le manette di peluche rosa shocking e i nanetti in resina degli ultimi anni) e must- have di un’epoca a cavallo tra gli anni 60 e i 2000. Un lungo periodo, nel corso del quale i movimenti dei giovani ed i profondi cambiamenti sociali e culturali hanno riscritto la storia del costume.

Elio Fiorucci – Courtesy of Triennale Milano

L’apoteosi di questo processo si compie nel 1967, anno in cui viene inaugurato il primo negozio del brand Fiorucci a Milano, in galleria Passerella, progettato da Amalia De Ponte, del quale sono esposti i progetti e le maquettes. Di ritorno da un viaggio a Londra, fascinato dallo street style di Camden Road, colpito dalla forza catalizzatrice di Biba, negozio in cui i giovani londinesi e non si radunano per acquistare i capi di abbigliamento young trendy dell’epoca, grazie alla fedele squadra di assistenti, che lo affiancherà lungo la sua parabola creativa, Elio Fiorucci lancia il primo concept store che si impone nella vita sociale e culturale di Milano per almeno due decenni. La sera dell’inaugurazione arriva Adriano Celentano con alcuni dei componenti del Clan, a bordo di una limousine rosa. Il brand Fiorucci è già icona.

FIORUCCI SCOUTING

Quel che appare un’allegra sarabanda di fashion style , è in realtà un’accurata ricostruzione del metodo di ricerca di Elio Fiorucci e dei suoi collaboratori, perennemente in giro per mondo, con le antenne drizzate per captare le esigenze, la realtà e le manifestazioni sociali e culturali di quegli anni . Intere raccolte di disegni, progetti per grafiche e stampe, collage fotografici realizzati con cartoline postali, ritagli di giornali e riviste , quaderni e taccuini pieni zeppi di schizzi e bozzetti restituiscono il senso della ricerca su cui la freschezza del brand Fiorucci si fonda.

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Gli echi del mondo Fiorucci sono ancora nella nostra cultura, e sono perfettamente rintracciabili nella produzione artistica degli autori di immagini; in alcuni casi si sovrappongono alla produzione di fumettisti ed illustratori, in modo da non distinguere chi abbia influenzato l’altro. A cavallo tra gli anni 70 e 80 si verifica una sorprendente analogia tra i pattern, le grafiche, e i loghi del brand Fiorucci e la produzione artistica di fumettisti ed illustratori come Vittorio Jacovitti ed Andrea Pazienza. Al di là dei richiami disneyani evocati, è evidente un continuum stilistico.

Elio Fiorucci – Courtesy of Triennale Milano

Il discorso non si esaurisce, se si pensa che l’ uso dei colori fluo o delle linee grafiche del brand Fiorucci presenta analogie nella produzione artistica di illustratori come Beatrice Alemagna e Guido Scarabottolo.

Anche l’ uso del collage, che per Fiorucci ed i suoi collaboratori ha costituito uno strumento di sperimentazione efficace ed espressivo, che dava luogo ad accostamenti ironici ed originali , è ancora oggi presente nel mondo dell’ illustrazione con esiti rappresentativi e semantici a dir poco sorprendenti, come nel caso dei lavori di Susanne Janssen.

Non caos e improvvisazione, quindi, ma attenzione a ciò che accade nel mondo reale, alle evoluzioni del vivere quotidiano, ai bisogni delle persone comuni, alla comunicazione ed all’efficacia delle immagini. E’ questo il segreto del “metodo Fiorucci”, ancora oggi attuale per la pratica artistica e creativa Anzi, in un mondo in cui creare con strumenti digitali è ormai tendenza dominante, le linee guida di Fiorucci Dxing, la divisione di Fiorucci dedita alla ricerca sull’ immagine, attiva tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80 non suonano come archeologia delle arti visive, ma integrano un sistema di analisi e catalogazione lucido ed attuale. “Niente affissioni, niente pagine pubblicitarie sulle riviste, niente spot in tv.Al contrario, incorporare la comunicazione nel design dei prodotti e nella comunicazione diretta e investire nelle competenze , elaborare tendenze e stili in anticipo con una visibilità attiva in sintonia con la cultura pop piuttosto che inseguire passivamente in ritardo”. Le teche esposte nel percorso espositivo raccolgono un universo di references preziose per captare i trend di massa e renderli brand: disegni , grafiche, labels, strip di fumetti, ritagli di riviste, foto .Un lavoro certosino di raccolta, catalogazione e rielaborazione che veniva svolto analogicamente. “Penne, matite e fogli, vinili, poster, schedari, agende, macchine per scrivere, macchine fotografiche….le tecnologie presenti erano comuni strumenti di scrittura, disegno, fotografia, riproduzioni di immagini e musica, diffusi nelle agenzie e negli studi professionali della comunicazione negli anni 70. Le funzioni erano le stesse che si ottengono oggi dall’ uso delle tecnologie digitali: testi, immagini in movimento, composizioni musicali. La grande differenza sta nella linearità analogica contro la logica di rete delle tecnologie digitali , che non hanno più la linearità interna come guida, a prescindere dal progetto e dal contenuto creativo. Nella dialettica analogico- analogico digitale la moda, terreno di sperimentazione assoluto, aperto, reversibile, è in un certo senso privilegiata rispetto alle altre discipline creative. La rete, il web, è stato il modello concettuale da cui deriva il tessuto. E viceversa. (Giannino Malossi)

Elio Fiorucci – Courtesy of Triennale Milano

Elio Fiorucci, Love Therapy, 2000, Courtesy of Triennale Milano

Il viaggio di SpazioCam nell’ universo Fiorucci si conclude qui. Che voi siate creativi o no, appassionati di moda e/o design, di illustrazione o autori voi stessi, speriamo che gli stimoli e il gioioso estro creativo di Elio Fiorucci vi abbiano impressionati positivamente, infondendovi valori chiave quali lo spirito di team nel lavoro, il rigore del metodo, la curiosità, la sperimentazione, la ricerca costante. E un po’ di sana visionarietà.

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